Amadio Marchiol, l’esserci in Mozambico
Il primo incontro con lui risale al maggio 2003, nella Casa Madre di Torino, poco meno di tre mesi prima della partenza per il campo in Mozambico.
E’ in Italia per controlli e cure mediche, per un problema alle gambe e agli occhi. Ma per lui, ovviamente (?), questi non sono problemi. Le sue gambe gonfie e violacee fino al ginocchio, e i suoi occhi come costretti da una cosa simile alla cataratta, non sono mica un problema. E’ solo che le sue gambe hanno camminato tanto. Ed è solo che i suoi occhi hanno visto troppo.
Questo ci dice, quando gli chiediamo come sta. Freme nel rimanere fermo, nel rimanere in Italia, lontano dalla sua missione e dalla sua gente. Anche perchè vuole trascorrere con noi il mese in missione (ma la sua salute lo costringerà a rientrare in Mozambico solo un mese dopo il nostro ritorno).
E’ difficile raccontare di persone così. Soprattutto è difficile ricostruire la storia di un uomo che fa, senza preoccuparsi di far sapere.
Padre Amadio è friulano, classe 1927. Ha quasi disimparato l’italiano perchè ha passato circa tre quarti della sua vita in Mozambico e la sua madrelingua sembra proprio il portoghese, anche se conosce molto bene lo Chindau e il Xitshwa.
E’ una memoria storica. Era li durante il colonialismo. Era li durante la lotta per l’indipendenza. Era li durante la guerra civile. Era li quando si trattava per la pace. Era li quando le alluvioni hanno colpito Mambone. Era li quanto tutto era da ricostruire. E’ li anche oggi. E non ha nessuna intenzione di andarsene in “pensione”. Perchè, come dice sempre, a luta continua.
Il suo esserci passa attraverso il respiro che riesce a dare a chi lo ascolta. Attraverso il sorriso e l’accoglienza con cui invita a condividere la sua Mambone, che fa sì che lui sia in missione anche quando è in Italia. E’ sempre alla sua porta che si va a bussare, qualunque sia il bisogno. E lui c’è sempre.
Amadio è, insieme, il volto della pace e della lotta. Sembra un paradosso, ma è proprio così. Nel suo libro su san Nicola di Flue, il cardinale Journet ha scritto che «i Santi ci sono offerti da Dio come tante parole di carne, di cui ciascuna è traboccante di senso. Non si possono ascoltare senza consentirvi, nè senza augurarsi d’essere migliori. Non siamo noi che ci serviamo di loro. Sono loro che ci rapiscono e che, a volte, conducono l’uno o l’altro di noi dove non pensava». E Padre Amadio è decisamente tutto questo.
Lucia